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L’Information Technology. Piattaforme condivise nell’Industria delle Costruzioni.

di Francesco Ruperto Vicepresidente Fondazione Almagià.

Il sostantivo condivisione (degli obiettivi, delle scelte, delle priorità, delle conoscenze, delle risorse ecc.) assurge al valore di condicio sine qua non necessaria alla realizzazione di qualsiasi piano strategico di sviluppo ambizioso quanto indispensabile per la nostra collettività; condividere diviene un presupposto imprescindibile di ogni azione finalizzata alla crescita del nostro territorio. La pluralità di attori con competenze in materia complica però ogni possibile azione con il rischio di soffocare potenzialità e vocazioni anche e soprattutto per la carenza di una specifica progettualità di attuazione che individui linee guida e protocolli operativi basati su modelli condivisi. La trasformazione e la gestione del territorio costruito, nella sua accezione più generale, coinvolgono infatti molteplici soggetti diversi: Pubbliche Amministrazioni, Progettisti, Imprese di Costruzione, Gestori degli Immobili e delle Infrastrutture. A diversa scala e con differenti forme di interazione essi sono gli addetti di un settore delegato ad operare nell’ambiente in cui tutti vivono e lavorano. L’Industria delle Costruzioni, intesa come settore collegato ed allargato a tutta la filiera come sopra descritta, si è sempre però negativamente distinta nel contesto delle attività produttive di beni come il comparto meno performante in termini di produttività ed efficienza. Anche la reticenza a recepire l’innovazione (di processo e di prodotto) ha di fatto marcato un divario sempre più accentuato nei confronti di altri settori che si sono invece aggiornati secondo quanto offerto dalla Ricerca. Tra i fattori più critici, la peculiare difficoltà di gestire processi complessi tra soggetti (Pubbliche Amministrazioni, Progettisti, Imprese di Costruzione, Gestori degli Immobili e delle Infrastrutture) eterogeneiper ruolo, finalità e procedure operative. Se tale situazione risultava in passato collettivamente sostenibile, l’attuale crisi economica costringe tutti ad un aumento di performance che possa condurre a benefiche ricadute, sociali, di qualità progettuale e costruttiva, economiche. L’Information Technology, che ha pervaso e continua a caratterizzare larga parte delle attività nell’era digitale, ha già investito il settore, non risolvendo però di fatto quelle discontinuità di processo che costituiscono la prima causa della perdita di informazioni e delle diseconomie e disfunzioni da essa derivanti. Una problematica non solo italiana ma che altri Paesi tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, la Cina, sin dalle Olimpiadi 2008, hanno iniziato da tempo a risolvere con l’adozione (in alcuni casi con l’obbligo normativo) di piattaforme condivise con le quali gestire la trasformazione (dalla scala territoriale a quella edilizia, dalla fase pianificatoria a quella progettuale, costruttiva, gestionale) definibili dall’acronimo di BIM- Building Information Modeling. Con BIM si intende il processo di programmazione/ progettazione/costruzione/gestione di un edificio (di un insieme di essi, di una infrastruttura), basato su di un unico sistema coerente di modelli digitali, piuttosto che su insiemi separati di disegni. Offre enormi vantaggi nel risparmio di tempi e costi, di precisione, nell’evitare errori, modifiche e rifacimenti a causa di perdita di informazioni tra i soggetti coinvolti. I benefici potenzialmente derivabili sono direttamente proporzionali al grado di coinvolgimento di tutti gli attori del processo edilizio, Pubbliche Amministrazioni, Progettisti, Imprese, Gestori Immobiliari chiamati ad operare e a lavorare in modi radicalmente nuovi. Molteplici le definizioni di BIM proposte dalla letteratura scientifica. NBIMS-US (National Building Information Model Standard – United States) lo definisce come “Una rappresentazione digitale delle caratteristiche fisiche e funzionali di un organismo (edilizio, infrastrutturale)… e una risorsa di conoscenza condivisa delle relative informazioni strutturate su di una base affidabile per supportare tutte le decisioni durante il suo ciclo di vita; dalla prima concezione alla demolizione”. Il BIM è un paradigma nuovo per l’Italia (che in altri Paesi ha già dimostrato di poter supportare validamente tutte le fasi di trasformazione del territorio); alla visione strategica e alla determinazione della classe dirigente ed imprenditoriale del nostro tempo, il compito di riconoscerne e comprenderne il valore ed adottarne e le potenzialità.

da Costruttori Romani, n. 11-12 novembre-dicembre 2011. CR_11-12_nov-dic 11 pag 54-55

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