La nuova decadenza!

Qualche giorno fa mi ha chiamato in ufficio un mio caro amico architetto, buon professionista.

- Come stai? Ho squillato contento di sentirlo.

- Se non fosse per l’insopportabile rabbia di fare la figura del cretino, bene, mi risponde.

- E quando mai? Gli dico.

- Sembra spesso, per lo meno da un po’ di tempo a questa parte. I clienti pensano che sia uno scansafatiche o peggio un incapace. Ma lo sai che per riuscire a chiudere una pratica, anche la più stupida, debbono passare mesi? Sì, ho detto debbono, perché prima di sei mesi gli uffici non sono in grado nemmeno di iniziarla, per la enorme quantità di carte giacenti sulle loro scrivanie, quindi non ti dico…

- Se ti consola non è che a noi imprese vada molto meglio. Le conseguenze di ciò che tu passi nell’iter di un progetto ricadono anche su di noi; ritardi, aumento dei costi, mancata attività, nessun incasso, in pratica fermo impresa.

- L’altro giorno in Comune ho incontrato il figlio di un mio amico anch’egli professionista; era disorientato, incredulo, avvilito. Provava anche lui una inarrestabile rabbia contro il nostro inaccettabile sistema. Ma a pensarci bene, se per noi è dura, e siamo comunque alle soglie della pensione, come sarà per loro? Come costruiranno il loro futuro? Sepolti da una montagna di interpretazioni tecnico-legali arbitrarie, un mare di divieti spesso rappresentativi solo di affermazioni di forza, ingarbugliamenti di dottrine evanescenti ma per alcuni addomesticabili, senza nemmeno quel minimo di rispetto per il tempo sprecato in lunghe anticamere ovunque dove dietro una porta si nasconda un parere.

- Ah! Vuoi parlare di pareri? Senti questa: una ventina di operatori acquista (e paga) un’area destinata all’Erp, seguendo una procedura suggerita e approvata da avvocatura e segretariato di ben due Comuni, ratificata dalla Regione Lazio, stipulata da stimato notaio. Bene, l’atto viene indagato da un magistrato, infiorettato di ininfluenti cavilli e alla fine è inviata una cesta di avvisi di garanzia.

- Risultato: operazione bloccata a tempo indefinito, mancata occupazione, soldi privati inutilmente spesi, necessità di alloggi sociali disattese. Una palese sproporzione fra causa ed effetto. Ti viene o no un senso di assoluta rabbia?

- Non mi fregare la rabbia, l’ho detto prima io! Comunque magari qualche ragione ci sarà pure.

- Hai ragione, ma ti rendi conto che è come stare in trincea? “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.”.

Comunque oggi c’è un minimo comune denominatore che mai ha così unito professionisti, giovani e imprenditori. Non ricordo nel passato una tale comune avversione per la burocrazia e le procedure.

- Che possiamo fare? Personalmente non ho più l’età per tornare a occupare uffici e facoltà.

- Noi no ma i nostri figli…

- Nemmeno. Li abbiamo coccolati dalla nascita, non hanno provato la fame dei nonni né la nostra insoddisfazione.

- Eppure potranno scardinare lo stesso questo meccanismo perverso e fermare la decadenza, come in un film di Schwarzenegger; è sufficiente che sentano l’odore della speranza e la certezza si impadronirà di loro.

- Il fatto è che potrebbero percorrere chissà quali strade per arrivare a destinazione e non tutte sono lastricate di buone intenzioni.

- Ora vogliamo metterci anche noi a fare gli adulti brontoloni e finti moralisti? La strada se la troveranno da soli ma, qualunque sia, nostro dovere è stare dalla loro parte, di casini gliene abbiamo già lasciati abbastanza, diamogli almeno la condivisione della necessità di un cambiamento.

- Sì, so bene che qualunque corda a forza di tirarla prima o poi…

- Spero che si arrivi presto ad una soluzione. Qualcuno sta confondendo pazienza e riflessione con incapacità di agire. Non so se ci sono o se ci fanno!

- Bah, purché se ne accorgano.

- Speriamo, e prima del diluvio!

Giancarlo Goretti
Presidente della Fondazione Almagià

Pubblicato su Costruttori Romani ottobre 2011

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