Sostenibilità ambientale al bivio (?!)

Proprio mentre scriviamo è in corso a New York, presso le Nazioni Unite, il summit mondiale degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) il cui programma, condiviso già dal settembre 2000 da tutti i 191 stati membri, ha riportato alla attenzione dell’opinione pubblica mondiale, gli otto punti in agenda: “Garantire la sostenibilità ambientale” il settimo enunciato di un ambizioso intento generale che si sarebbe dovuto raggiungere entro il 2015.

Tale premessa per sottolineare, qualora fosse ancora necessario, l’evidenza di un processo inarrestabile che mette l’intero mondo economico di fronte all’urgenza di scelte non ulteriormente differibili nel tempo e che siano compatibili con una forma di sviluppo che non comprometta la possibilità delle future generazioni, preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle riservenaturali. Una forma di “sviluppo sostenibile”, (i francesi utilizzando il termine “développement durable” ne colgono forse meglio l’accezione temporale), che per non divenire un tedioso ossimoro sul quale sprecare le migliori intelligenze planetarie, deve però trovare nuovi punti di equilibrio tra i consueti parametri quantitativi e nuovi criteri di qualità.

Se migliorare l’efficienza energetica è il trasversale imperativo di ogni settore produttivo, l’industria delle costruzioni è stata investita di un ruolo determinante, essendo, secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel of Climate Changes presso l’ONU), proprio l’edilizia il settore che presenta la maggiore possibilità di risparmio energetico. Una investitura alla quale un comparto tradizionalmente poco incline all’innovazione ha invece fatto propria, favorendo una progressiva crescita della consapevolezza sul tema da parte degli operatori e avviando una serie di confronti con le altre realtà coinvolte nella gestione e sviluppo del territorio: la Pubblica Amministrazione su tutte. Se da una parte infatti le imprese di costruzione, impegnate nel “ultimo miglio” di un percorso che si snoda tra competenze diverse sono chiamate ad un processo di trasformazione ed innovazione, dall’altra l’attuale frammentarietà, ed incongruenza della legislazione vigente sovrapponendosi e a volte contraddicendosi ai diversi livelli amministravi (locale, regionale, nazionale) rischia di compromettere la diffusione di applicazioni virtuose ingenerando confusione e diffidenza tra operatori economici che necessitano invece di regole chiare ed applicabili in tempi altrettanto sicuri. Il raggiungimento della certezza normativa, tra l’altro, avrebbe il non trascurabile effetto di favorire un processo di rinnovamento, che può costituire per le imprese l’opportunità, in un momento di crisi, di migliorare le proprie perfomance, aggiornando processi che conducano a prodotti che riescano a coniugare al contempo i nuovi parametri qualitativi: il risparmio energetico, l’adozione di materiali ecocompatibili, il ridotto consumo del suolo fra tutti.

Il perseguimento di azioni finalizzate alla sostenibilità ambientale in edilizia è dunque sul punto di decollare definitivamente passando da una fase semisperimentale ad applicazioni diffuse: al confronto tra istituzioni, imprese e professionisti il compito di tradurre una possibilità in tangibile concretezza.

P.S.
Ricorre spesso in questo periodo e da più parti, la convinzione che la parola “crisi” in cinese, significherebbe contemporaneamente “pericolo” ed “opportunità”: non siamo in grado di stabilire se ciò corrisponda al vero o si tratti di pseudoetimologia, di certo rimane la forza di un concetto che deve sostenere l’azione dell’intera industria delle costruzioni

di Francesco Ruperto

Vice Presidente della Fondazione Almagià

da Costruttori Romani, n. 7-8 luglio-agosto 2010  CR_lug_ago_10

 

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